Nuove linee guida ministeriali: la mensa è servita nei lunch box (monouso)

Meno rifiuti, meno plastica, tutto per salvaguardare l’ambiente. Si è fatto tanto in questi anni perché potesse passare chiaro e forte il messaggio che è necessario modificare le nostre abitudini per poter salvaguardare la nostra grande casa: il Pianeta.  

Le cose sembravano andare per il meglio: meno sacchetti di plastica durante l’approvvigionamento di cibo presso piccoli e grandi distributori, incentivi nell’acquisto di prodotti sfusi e tantissimi altri piccoli-grandi passi che, sembravano proprio dirigersi verso la giusta direzione.

“C’è ancora tanto da fare, ma l’importate è iniziare da qualche parte! ”

Questo è stato il pensiero che ci ha accompagnato e che ha sostenuto tutto il nostro lavoro come associazione. Non ci siamo mai persi d’animo, ed abbiamo sempre fatto leva su tutto il positivo che si prospettava dinnanzi ai nostri occhi, anche se piccolo.

Esperienza Covid-19

La brutta esperienza, di portata mondiale, del Codiv-19 è stata così importante, così forte che non può che diventare un punto di partenza per una vita più consapevole. Questa esperienza che ci siamo trovati costretti a vivere, non può e non deve essere fine a sé stessa, sarebbe interessante farla diventare un punto che segna la vita prima e dopo il Coronavirus.

Quante persone, durante una malattia, hanno deciso di cambiare completamente la loro vita dando un senso ad ogni gesto, ad ogni rapporto, ad ogni scelta che da qual momento in poi avrebbero compiuto?

Ecco che il coronavirus può essere facilmente paragonato ad una malattia del pianeta, ad una malattia che, purtroppo, noi stessi potremmo aver generato attraverso le nostre scelte.

Uomo ambiente all’unisono?

Volendo fare, quindi, un parallelismo tra uomo ed ambiente vediamo come il coronavirus può diventare una possibilità di crescita, di risveglio e non possiamo assolutamente permetterci di trasformare questo momento in una fase di regressione.

La “mission” de L’Ordine dell’Universo, getta le sue fondamenta proprio sull’idea di voler sensibilizzare e divulgare il concetto che la salute dell’uomo è strettamente legata a quella dell’ambiente e che, di fatto, l’una non può prescindere dall’altra. Ci stiamo “battendo” affinché questa evidenza venga presa in considerazione da ogni singolo cittadino, comprese le cariche politiche.

Le ultime notizie in tema alimentazione nelle scuole hanno innescato in noi la necessità di scrivere e condividere, con tutti voi, queste informazioni.

E l’impatto ambientale? e l’impatto sulla salute degli allievi? Considerato?

plastica e ambiente

Il tema scottante, e molto attuale, è legato ai pasti che pare verranno proposti gli studenti a partire da settembre. Gli stessi, infatti, potrebbero vedersi consegnare, direttamente in aula, dei lunchbox e monoporzioni (molto probabilmente in plastica) all’interno dei quali troveranno il loro pranzo. Un pasto composto da primo, secondo e contorno, tutto rigorosamente precotto e termosigillato, accompagnati da posate e bicchieri ovviamente usa e getta.

Questa proposta pare sia nata dall’esigenza di garantire igiene e sicurezza allo studente.

Per questo quindi si potrebbe dire addio al concetto di ecosostenibilità.

C’è sempre, quindi, un rovescio della medaglia e, in questo caso, è necessario chiedersi che tipo di impatto avrebbero questi pasti sulla salute di chi li consuma e quali sono i costi economici ed ambientali conseguenti a tale scelta.

Sul biologico tutto tace. Le linee guida infatti non ne fanno cenno

Nelle nuove pianificazioni pare non essere preso in considerazione, in alcun modo, il cibo biologico.

I dati raccontano che, nel periodo antecedente al coronavirus, una mensa italiana su quattro impiegava alimenti biologici, nella preparazione dei pasti negli asili nido, nelle scuole materne così come nelle elementari.

Da settembre, quindi, che ne sarà dei 258 milioni di pasti biologici all’anno? Saranno trasformati, per semplificare i menù in pasta, carne, e patate?

Noi speriamo proprio di no!

Il pasto condiviso: perché è meglio non rinunciarvi?

Garantire agli allievi il pasto condiviso, significa educare sia dal punto di vista relazionale, che sanitario in quanto, lo stesso, è parte integrante di una dieta sana ed equilibrata

Riteniamo sia importante, quindi, preservare il consumo dei pasti nelle mense, assicurando ovviamente tutte le condizioni che salvaguardino il distanziamento.

Quale sarà la qualità del cibo che i ragazzi consumeranno, quotidianamente?

Cibo cotto con largo anticipo, conservato in contenitori di plastica, per poi essere trasportato e consegnato, diverse ore dopo la cottura, perderebbe gran parte delle sue proprietà nutritive. Dei menù con queste caratteristiche, non possono essere intesi parte integrante di un’alimentazione sana equilibrata ed energetica.

Chi ha provato, anche solo una volta nella sua vita, a consumare un pasto con queste caratteristiche, può tranquillamente rendersi conto che non è certo possibile immaginare che questo possa essere considerato un regime alimentare quotidiano.

Che ne sarà delle mense che preparavano quotidianamente i pasti per gli studenti?

Molte delle mense non saranno né in grado, né tantomeno a norma per poter realizzare dei lunchbox, in tal caso, quindi, la regola diverrebbe quella di appoggiarsi a servizi di cucina industriali, dove il cibo, molto probabilmente verrà refrigerato e scongelato solo al momento del consumo da parte dello studente.

Il cibo è vita, energia, freschezza, profumi, sapori, genuinità, piacevolezza ed emozioni. Tutto questo non può ridursi a del cibo riposto in un contenitore di plastica termosigillato. Tale condizione non può diventare la quotidianità dei nostri figli e/o dei nostri nipoti che hanno, invece, bisogno di nutrirsi in modo sano ed equilibrato, come tutti del resto.

Che ne sarà dell’ecostenibilità ambientale?

Grazie alla presa di posizione di Foodinsider”, osservatorio (non istituzionale) che, nello specifico, si occupa delle mense scolastiche, possiamo comprendere quanto grande potrebbe essere l’impatto ambientale di questa scelta.

L’osservatorio afferma, infatti, quanto segue:

“Dopo anni di campagne per la riduzione dell’usa e getta, della plastica in mensa anche per rispondere ai Criteri Ambientali Minimi, che in Italia sono legge, i rifiuti tornerebbero a dominare nelle mense scolastiche. Se le monoporzioni saranno la soluzione che i Comuni vorranno abilitare all’interno della ristorazione scolastica, una scuola di 500 bambini, per esempio, produrrà ogni giorno 1.500 piatti, 500 bicchieri e 1000 posate di rifiuti, con inevitabili problemi di smaltimento per le Amministrazioni”.

Lo scenario che si prospetta per settembre è che, probabilmente, gli studenti italiani si troveranno a consumare dei pasti a bassissimo valore nutrizionale ed energetico, “inconsapevoli” del fatto che inquineranno maggiormente l’ambiente.

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Lucrezia di Lernia

membro del comitato di gestione L’Ordine dell’Universo

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