Dal mese di marzo mio marito lavora da casa e abbiamo la fortuna di consumare tutti i pasti insieme, anche con il nostro bambino di un anno. Mio marito non ha mai fatto la scelta di cambiare radicalmente le sue abitudini alimentari, se gli viene offerta una bistecca non si tira indietro; però in casa mangiamo tutti le stesse pietanze e a lui piace, è contento di mangiare così. Ogni giorno cerco di equilibrare al meglio i componenti basilari di ogni pasto (cereali integrali, verdure di stagione, legumi) e trasformarli in preparazioni sempre nuove, per non annoiare il palato.
La scorsa settimana a mezzogiorno stavo cuocendo del farro di una varietà antica, che avevo messo in ammollo la sera precedente. Dopo un’ora di cottura, non era ancora pronto. Ecco che mio marito iniziava ad aggirarsi affamato in cucina e a chiedermi quanto mancasse. Gli ho spiegato che purtroppo non era ancora pronto, avevo calcolato male i tempi perché quel tipo di farro necessitava di più tempo per cuocere. Allora lui mi ha domandato: “Ma perché allora non prendi il farro “normale”?. Questa domanda mi ha dato lo spunto per scrivere questo articolo.
Oggi i cereali “normali” sono quelli raffinati, perlati, brillati. Quelli che cuciono in 15-20 minuti al massimo, che non devi per forza mettere in ammollo, sciacquare, cuocere per assorbimento, usare la pentola a pressione. Quelli che non devi per forza masticare 50 volte per non deglutirli ancora interi. Infatti i cereali integrali, soprattutto le varietà antiche, hanno caratteristiche particolari:
- I chicchi sono più piccoli e più concentrati
- La fibra è più spessa e quindi più dura, vanno masticati molto di più
- Le varietà antiche di grano, orzo, avena e farro contengono meno glutine, quindi non sono indicati per preparazioni cremose tipo risotto e non creano densità nemmeno nelle zuppe
- Devono essere messi in ammollo almeno 10-12 ore prima di cucinarli
- Si devono cuocere molto più a lungo, almeno un’ora, alcune varietà anche di più.
Insomma, tutta questa fatica per mangiare un piatto di cereali?? Ma oggi, grazie alla raffinazione, all’irradiazione, agli OGM, alla precottura, alla liofilizzazione e chissà a quante altre trovate da laboratorio, abbiamo la fortuna di poter preparare il pasto e riempirci la pancia in tempo record! Pensate che la FIPE ha stimato che nel 2018 gli italiani passavano in media 37 minuti al giorno a cucinare e solo 29 a tavola*. Al giorno. Così abbiamo più tempo per lavorare, studiare, fare sport…
…o forse no?
Ho l’impressione che il tempo “guadagnato” –o per meglio dire “rubato”- alla cucina e alla spesa consapevole sia impiegato malissimo: sui social, per esempio. Non credo che ne valga la pena.
Tornando alla domanda di mio marito, ecco perché non compro i cereali “normali” ma scelgo i cerali antichi integrali:
- Sono autentici, non sono stati manipolati dall’uomo per fini commerciali, ma sono esattamente come Madre Natura ce li ha donati –e sappiamo che la Natura è un meccanismo perfetto così com’è, da cui noi abbiamo solo da imparare!
- Contengono meno sostanze nocive che generalmente inquinano i terreni coltivati e che vengono assorbite dalla pianta.
- Sono molto digeribili, anche perché contengono meno glutine dei cereali moderni e di quelli raffinati. Infatti mangiandoli non ci sentiamo gonfi e appesantiti.
- Sono più nutrienti, sia in termini biologici (hanno una concentrazione più elevata di sostanze nutritive) sia in termini di sazietà: possiamo mangiarne anche un po’ di meno e ci sentiremo comunque sazi.
- Ultimo ma non meno importante: sono più saporiti e aromatici! Quello che colpisce subito è il profumo dei cereali antichi, già mentre sono in cottura!
Ecco perché vale la pena di dedicare il nostro tempo a cucinare e anche… a mangiare! Abbiamo ridotto il numero di masticazioni a meno di 5 per ogni boccone… è troppo poco!!! Una buona digestione dipende anche da quanto mastichiamo e in questo i cereali integrali ci aiutano molto, perché non possiamo deglutirli interi, vanno masticati bene. Ma sappiate che è proprio quello il senso della nostra dentatura, è giusto che sia così! Masticare a lungo aiuta anche ad avere una buona postura e anche a sviluppare la capacità di pensare – e non è cosa da poco! L’industria alimentare non fa altro che proporci cibo che quasi non deve essere masticato, che “si scioglie in bocca”. Ecco, quello è il cibo più dannoso per noi!
Insomma, quel farro si è cotto in circa 1 ora e mezza, abbiamo mangiato un po’ più tardi del solito, il piatto non era pienissimo e mio marito me l’ha fatto notare: “mi sembra poco…”. A cena gli ho domandato: “Ma poi hai avuto fame nel pomeriggio?” e lui mi ha risposto: “Ma veramente dopo pranzo mi sentivo davvero sazio, non ci ho nemmeno pensato…!”.
Silvia Bellano
*Fonte ISPE: https://www.fipe.it/comunicazione/note-per-la-stampa/item/6019-gli-italiani-e-il-cibo-i-dati-fipe.html